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Intervista: Andrew Solomon


Lontano dall’Albero. Storie di Genitori e Figli che Hanno Imparato ad Amarsi, da Andrew Solomon. Milan: Mondadori, 2013.

Lontano dall’Albero. Storie di Genitori e Figli che Hanno Imparato ad Amarsi, da Andrew Solomon.
Milan: Mondadori, 2013.

di Sara Del Corona

Sta per uscire in Italia un libro scandaloso. Parla di genitori che si aspettavano figli conformi alle loro più banali previsioni. E dei loro bambini, che invece sono nati parecchio di traverso. Tutti di sbieco rispetto alle rotaie invisibili sopra cui scorriamo ad alta velocità, e scorre tutto il mondo. Lontano dall’albero di Andrew Solomon (Mondadori, nelle librerie dal 20 ottobre) scoperchia la voragine che divide l’estetica della famiglia, gli standard su cui moduliamo le nostre aspettative di realizzazione affettiva, dall’amore. L’autore ha impiegato dieci anni per scriverlo. Ha visitato più di 300 case che nascondono il mistero per cui a un certo punto lo shock di avere un figlio nano, autistico, gravemente disabile o transgender si trasforma in qualcosa che assomiglia in modo inquietante a una benedizione, tanto che alla domanda «se potesse tornare indietro e scegliere, vorrebbe che suo figlio fosse “normale”?» nella maggior parte dei casi la risposta è stata no. Molti hanno aggiunto anche «e pensare che se allora l’avessi saputo avrei abortito».

Questo libro è scandaloso perché la sua profondità, tutta laica, non nega in nessuna riga il dolore a volte quasi insopportabile di queste esperienze, eppure contempla al loro interno non scampoli di felicità, ma quasi sempre la possibilità di una felicità piena. Ed è scandaloso soprattutto perché inizi a leggere credendo che tutte queste storie estreme non ti appartengano, ti dici che per fortuna il tuo frutto – tuo figlio – non è caduto lontano dall’albero o che, non avendo figli, hai eliminato il problema alla radice. E invece scopri che ogni pagina parla di te. Il punto, per chiunque sia nato non importa come, è essere o no accettato – e accettarsi o no – per quanto ha di diverso e unico: caratteristiche non familiari, quindi mai confortevoli, per chi lo ama. Solomon sostiene che ogni individuo ha un suo corredo di identità verticale, costituita dall’eredità genetica e culturale dei suoi genitori. E una orizzontale che si allontana dalla genealogia, va verso territori sconosciuti, ne definisce l’originalità. Per i soggetti della sua ricerca la linea verticale resta inchiodata a terra e quella orizzontale invece è così estesa, perentoria e sfacciata da costringere chi li ha generati ad affrontare subito un quesito che in realtà è universale: puoi amare tuo figlio per tutto ciò che non è? Lo accetterai per chi è?

(To read the rest of the interview, please visit Marie Claire.)